Arachidi Intere Pralinate | Busta sottovuoto da 150 g

Arachidi Intere Pralinate | Busta sottovuoto da 150 g

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Le Arachidi Intere Pralinate Luscioux sono uno snack quotidiano adatto per tutta la famiglia.

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Le Arachidi Intere Pralinate Luscioux sono uno snack quotidiano adatto per tutta la famiglia. Ottime come dessert da assaporare a fine pasto per donare il perfetto tocco finale a tutti i vostri banchetti. Sono croccanti e dal gusto intenso stuzzicheranno anche i palati più esigenti donando una sensazione unica ed avvolgente.

Sono ricche di proteine, grassi e vari nutrienti sani ma anche un'ottima fonte di varie vitamine e minerali.

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Scheda tecnica

Prodotto
Arachidi

Riferimenti specifici

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Valori nutrizionali

Ingredienti Arachidi, zucchero, sciroppo di glucosio
Modalità di conservazione Conservare in luogo fresco e asciutto.
Dichiarazione nutrizionale valori medi per 100 g:
Energia 2246 kJ / 537 kcal
Grassi 31 g
di cui acidi grassi saturi 4.5 g
Carboidrati 47 g
di cui zuccheri 45 g
Proteine 15 g
Sale 0.0 g
Indicazioni Può contenere altra frutta secca in guscio
Origine Egitto
Nutrienti
VNR *Valore Nutritivo di Riferimento
Etichetta e confezionamento Le immagini sono inserite a scopo illustrativo, il prodotto può subire modifiche in base alla disponibilità di magazzino e alla grammatura selezionata.
Prodotto Arachidi Intere Pralinate

Curiosità

Il nome “arachide” deriva dal greco Arachos che significa sorta di legume. Alcuni dei suoi nomi più comuni sono peanut e groundnut. Peanut è un termine descrittivo e significa “noce a forma di baccello”; groundnut riprende una parte del ciclo vegetativo e significa “noce sotto terra”. L’arachide appartiene alla classe delle Dicotiledoni, all’ordine delle Rosales e alla famiglia delle Leguminose, che comprende 40 specie erbacee cespugliose macroterme a ciclo annuale, originarie dei paesi tropicali. 

Le arachidi sono i semi di una leguminosa i cui fiori, dopo la fecondazione, si interrano formando il frutto che tutti conosciamo. La specie più nota, e anche l’unica ad essere coltivata, è l’Arachishypogaea, caratterizzata da steli lunghi 20-60 cm, eretti o striscianti; le foglie sono alterne, composte paripennate (due paia di foglioline ovali) con due grandi stipole membranose poste alla base del lungo picciolo; i fiori sono gialli, solitari il cui ovario, a fecondazione avvenuta, per un meccanismo di geotropismo positivo, si spinge sottoterra ad una profondità di 2-7 cm (interramento del ginoforo). Qui dà luogo ad un legume oblungo, di 2-4 cm, giallastro, con una serie di nervature, alveolato, contenente 2 o più semi ovoidei e biancastri, rivestiti di un tegumento sottile generalmente bruno o rosso-violaceo, che rappresenta l’arachide che tutti conosciamo, nota anche con il nome di spagnolette o noccioline americane. La pianta può produrre oltre 100 fiori e far maturare 20-60 legumi. 

Un tempo l’arachide era utilizzata anche come succedaneo del caffè e del cacao, attualmente l’impiego prevalente si riscontra nella produzione industriale di olio alimentare, usato in cucina in alternativa all’olio d’oliva. L’arachide è ricca di sostanze azotate, di olio, di estrattivi inazotati, di cellulosa nonché di vitamina E, di rame, di fosforo, di magnesio, di ferro, di selenio e di zinco. Con l’aumento dell’utilizzo delle arachidi nell’industria alimentare in Europa, sono in aumento anche i casi di allergia o intolleranza a questo seme. È contenuto anche in prodotti per l’infanzia, come componente di latte adattato o come eccipiente polivitaminico. Gli allergeni principali sono rappresentati da tre proteine (Ara h1, Ara h2, Ara h3): questi allergeni restano stabili al calore, per cui rimangono attivi anche dopo la tostatura e la cottura. L’allergia alle arachidi si manifesta precocemente (nel 92% dei casi tra 1 e 7 anni) con un'incidenza dell’11,8%, che la porta al terzo posto come diffusione fra la popolazione dopo l’allergia al latte e alle uova però, a differenza di queste ultime che possono regredire, l’allergia alle arachidi permane per tutta la vita. La reazione può avvenire per contatto, inalazione e, soprattutto per ingestione; i sintomi della reazione allergica sono talvolta molto gravi. 

Una dieta a moderato contenuto di grassi che include le arachidi aiuta a perdere peso. Recentemente è stato dimostrato che le nocciole e il burro d’arachidi sono elementi utili per il successo delle diete dimagranti nelle quali i soggetti mantengono la perdita di peso anche dopo due anni e mezzo. Un attento studio è stato svolto da Kathy McManus e colleghi al Brigham and Women’s Hospital della Harvard University. Tale studio ha incluso arachidi e burro d’arachidi tra i cibi a moderato contenuto di grasso (35% d’energia da grassi) nel programma d’alimentazione di stile mediterraneo con un valore massimo di 1200 e 1500 calorie giornaliero per 101 uomini e donne. Nel lungo termine, la perdita di peso come risultato della dieta a moderato contenuto di grasso è stato considerevolmente migliore di quello ottenuto con una dieta a basso contenuto di grassi (20% d’energia da grassi). Le nocciole e il burro d’arachidi aiutano a ridurre il rischio di diabete di tipo 2. Il diabete di tipo 2 è un crescente problema globale con enormi implicazioni mediche ed economiche. Nel Regno Unito 3 persone su 100 hanno il diabete e il 75% di tipo 2. In Olanda più di 440.000 persone hanno il diabete di tipo 2 e il numero è in continua crescita. In Germania, gli specialisti hanno recentemente messo in guardia sulla possibilità che il numero dei diabetici possa raggiungere i dieci milioni nell’arco di dieci anni.

Generalmente in Europa ci sono diversi milioni di diabetici non conclamati, ossia che non sono stati ancora identificati o trattati. Diete semplici, attività giornaliera e calo di peso sono fattori importanti per ridurre il rischio di diabete nella popolazione in genere. Come mostrano recenti ricerche, arachidi e burro d’arachidi come parte di una dieta bilanciata, hanno un ruolo importante. Scienziati della Harvad School of Public Health di Boston, USA, hanno studiato l’associazione tra il consumo di nocciole e burro d’arachidi e il rischio di diabete di tipo 2 in 83818 donne provenienti dalla Nurses’ HealthStudy d’età compresa tra i 34 e i 59 anni, senza precedenti di diabete, malattie cardiache o cancro e con più di 16 anni di controlli. Hanno scoperto che mangiare nocciole e burro d’arachidi era inversamente associato al rischio di diabete di tipo 2 in funzione dell’età, della massa corporea, della storia familiare di diabeti, dell’attività fisica, del fumo, dell’alcool e dell’apporto totale di calorie. 

I consigli dispensati NON SONO IN ALCUN MODO DA RITENERSI DI VALORE MEDICO/PRESCRITTIVO. Le informazioni fornite sono a scopo puramente divulgativo e informativo, pertanto non intendono in alcun modo sostituirsi a consigli medici. In presenza di patologie occorre sempre consultare il proprio medico. 

Fonti


Nutspaper “Arachidi” 2/2008 

Nutspaper “Arachidi” 8/2009 

Storia

L’identificazione del luogo d’origine dell’arachide ha storicamente animato una lunga disquisizione, poiché la pianta è diffusa in ben tre continenti: Asia, Africa ed America. Si deve attendere A. De Candolle, nel 1855, per risolvere il quesito, il naturalista infatti constatò l’assenza della pianta nell’antichità classica e nel mondo arabo e la relativa recente introduzione in Senegal, Guinea, Africa Orientale, Cina e Giappone, finendo col concentrare la sua attenzione nell’area peruviano-brasiliana. Le sue tesi furono supportate dagli antichi reperti trovati nelle tombe peruviane di Ancon, per cui elaborò l’ipotesi secondo la quale la pianta, da una forma spontanea selvatica localizzabile in Brasile, sarebbe arrivata in Guinea ad opera dei primi negrieri; altri trasporti furono operati dal Brasile alle isole dell’Asia meridionale dal navigatore portoghese Magellano (1519-21); successivamente entrò in tutti gli altri paesi dove oggi è coltivata.

La coltura si è poi molto sviluppata nel contesto africano (dove peraltro non era conosciuta dagli egizi) tanto che per alcuni secoli le arachidi rappresentarono il cibo più comune somministrato agli schiavi neri nella traversata verso il Nuovo Continente. L’introduzione dell’arachide in Italia risale al 1772. Oggi i maggiori produttori di arachidi del mondo sono Cina, India, Stati Uniti, Nigeria, Indonesia, Myanmar (altrimenti detto Burma), Chad, Senegal, Argentina, Brasile, Egitto, Israele e Sudan.

Fra questi i più grandi esportatori sono Stati Uniti, Senegal, Sudan, Argentina e Brasile, che da soli muovono il 75% delle esportazioni, mentre Cina ed India, pur producendo moltissime arachidi, esportano meno del 4% del totale prodotto. I più grandi importatori di arachidi sono attualmente l’Unione europea, Canada e Giappone: queste tre aree da sole effettuano il 78% delle importazioni mondiale di arachide. L’arachide appartiene alla classe delle Dicotiledoni, all’ordine delle Rosales e alla famiglia delle Leguminose, che comprende 40 specie erbacee cespugliose macroterme a ciclo annuale, originarie dei paesi tropicali. 

Fonti


Nutspaper “Arachidi” 2/2008

Conservazione

Puoi conservare le arachidi in luoghi freschi e asciutti, lontani da fonti di calore e umidità. Ecco 4 consigli utili:

  • La condizione ideale di mantenimento delle arachidi è in ambiente refrigerato. Le arachidi possono anche essere conservate senza problemi a temperatura ambiente durante la stagione invernale date le basse temperature. Durante l’estate invece è consigliabile conservare in frigorifero o in ambienti il più freschi possibile, in quanto l’aumentare delle temperature potrebbe favorire il deperimento dei prodotti.
  • Il contenitore ideale in cui conservare le arachidi è il vetro. Grazie alla sua costituzione infatti è impenetrabile ad agenti chimici e gassosi, e avendo ottime capacità isolanti termiche mantiene per un tempo più lungo la temperatura iniziale rispetto agli altri materiali. Se il vetro è colorato tanto meglio: utilizzando vetri colorati si impedisce l’ingresso di alcune lunghezze d’onda di luce (inclusa quella ultravioletta) e quindi alcune caratteristiche nutrizionali ed organolettiche rimangono inalterate.
  • È importante anche il tipo di chiusura del contenitore: un tappo ermetico fa sì che l’alimento sia protetto da un eccessivo contatto con l’ossigeno che può condurre a ossidazione lipidica e che può essere essenziale per i batteri aerobi.
  • L’ambiente è sempre bene che sia ben areato: ventilando i locali si mantiene sotto controllo l’umidità interna che fuoriesce dalla finestra, garantendo il giusto equilibrio, il che aiuta a sfavorire l’insorgere di muffe.

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